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martedì 3 aprile 2012

Uguali diritti

Un articolo pubblicato sull'Osservatorio Balcani e Caucaso racconta di uno sciopero sostenuto davanti al parlamento centrale della Bosnia Erzegovina da un gruppo di ex soldati dei tre eserciti che durante il conflitto nei primi anni '90 si sono fatti la guerra in questa terra. Serbi, croati e bosgniacchi che adesso assieme rivendicano i loro uguali diritti.
E nel farlo, denunciano un atteggiamento negativo delle rispettive parti politiche: Senad Hubjer, presidente dell’associazione dei militari pensionati, intervistato da Michele Biavia, riferisce quanto segue
«Due giorni fa il rappresentante dei nostri colleghi della Republika Srpska, Rade Dželatović, è stato convocato dal presidente della RS Milorad Dodik, che gli ha ordinato di ritirare i suoi uomini dicendo che non possono stare qui davanti al Parlamento centrale. Hanno cercato così di dividerci per poter sostenere che davanti al Parlamento della BiH protestano solo i bosgnacchi e i croati ma i serbi no, i serbi sono a parte. Lui si è rifiutato e ha detto che continueremo fino alla fine, chiediamo solo l’applicazione della legge, nient’altro. Siamo orgogliosi di questi colleghi della RS, andiamo avanti insieme fino alla fine. Non importa se ci siamo sparati addosso e feriti. Io sono stato ferito tre volte, magari mi ha ferito proprio qualcuno dei colleghi che sono sdraiati lì, ma la politica allora era così. Noi siamo gente comune che è stata ingannata, abbiamo creduto alle politiche nazionaliste e questo è quanto. Ma ci appelliamo a che questo non si ripeta, non consentiremo a che si faccia ai nostri figli ciò che è stato fatto a noi. Noi cerchiamo di nuovo la normalità, nonostante i signori qua sopra non lo vogliano. Non vogliamo più farci la guerra, non ci ammazzeremo più, vogliamo vivere come persone normali. Loro fanno tutto il possibile perché ciò non avvenga, questo è il modo in cui tentano di mantenere il potere. Manipolando le persone. Noi li avvertiamo anche che non glielo consentiremo più. Invitiamo anche gli altri cittadini a unirsi a noi e a ragionare in questo modo.»

 Questa è ora la Bosnia Erzegovina e questi suoi abitanti. La politica è un'altra cosa.

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